A seguito dell'articolo La Svizzera seduce l'ecommerce apparso su Il 24 Ore di lunedì 12 maggio 2014; riprendiamo i punti salienti che riteniamo possano essere di Vostro interesse.
Gli imprenditori italiani delocalizzano le sedi dei siti di shopping online oltre confine, dalla Brianza al Canton Ticino, dal Veneto alla Slovenia. Il fenomeno, per ora, è agli esordi.
L’e-commerce è un mercato che oggi in Italia vale oltre 10 miliardi di euro, interessa 14 milioni di consumatori e cresce ad un ritmo del 18%.
In Ticino la tassazione è al 21% e se la merce acquistata dall’internauta italiano non supera i 150 euro è anche esente dai dazi, la media degli scontrini online si aggira intorno ai 100 euro. Questo consente agli imprenditori italiani dell’e-commerce di non far pagare alcun sovrapprezzo di spedizione alla maggior parte dei proprio clienti.
Le imprese che guardano con interesse alla delocalizzazione sono quelle che commerciano in abbigliamento, calzature, cosmesi, profumeria, cartoleria e vini.
A chi conviene delocalizzare?
A quelle società che generano un fatturato non troppo esiguo, almeno un milione di euro, dato che l’internazionalizzazione implica dei costi di creazione del magazzino e di assunzione del personale all’estero.
Risulta più vantaggioso farlo fin dall’avvio dell’attività d’impresa; per beneficiare legittimamente del regime fiscale di un altro Stato ( anche se nella Ue) l’imprenditore italiano deve stabilire e operare una reale attività d’impresa all’estero, in caso contrario si rischia di cadere nell’esterovestizione.
Ci sono altre mete predilette dagli imprenditori italiani ma la Svizzera e in particolare il Ticino ,dove si parla la lingua italiana, si prestano particolarmente bene.