Le prime indiscrezioni sulla legge di stabilità 2018 parlano dell’introduzione di un diverso regime di tassazione delle opere d’arte finalizzato a ricavare risorse da un mercato potenzialmente molto ricco.
Nei progetti del Governo italiano vi è quello di sottoporre sempre ad imposta le plusvalenze derivanti da cessioni di opere d’arte, sino ad ora escluse dalle categorie reddituali o meglio, incluse nei redditi diversi ex art. 67 Tuir, se derivanti da attività commerciale non esercitata abitualmente.
Nello specifico, il Ddl prevederebbe due regimi di tassazione: uno analitico mediante imposizione della differenza tra il corrispettivo percepito nel periodo d’imposta, al netto dei costi (imposizione Irpef del capital gain secondo scaglioni progressivi), e l’altro forfettario attraverso l’applicazione Irpef sul 40% del prezzo di vendita. Tuttavia, la norma porta con sé l’ipotesi di riduzione dell’IVA sull’importazione e sulle cessioni dall’autore dal 10% al 5%, permettendo così all’Italia di allinearsi con i regimi previsti da Francia, Regno Unito e Germania.
La nuova normativa è presentata come “interpretativa” e quindi sarebbe suscettibile di applicazione retroattiva, in contrasto con lo Statuto del contribuente. In assenza di una normativa chiara, sussiste la difficoltà del Fisco italiano di individuare i parametri utili per qualificare l’attività commerciale ai fini della relativa tassazione.
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